21 dicembre 2008

IL GIORNO IN CUI HO CONOSCIUTO VITTORIO CECCHI GORI

Entro nella casa di Vittorio Cecchi Gori con un solo pensiero: qualunque esito avrà il nostro incontro, questo è un evento che rimarrà per sempre nella mia vita, e segnerà la differenza tra quando non conoscevo Cecchi Gori e dopo che l'ho conosciuto.

Chiunque sarò, qualunque lavoro farò, d'ora in poi potrò dire che a 27 anni e senza un grande studio alle spalle sono riuscito ad avere un appuntamento col più grande produttore italiano, vincitore di 3 oscar, in casa sua, per parlargli del mio progetto.

Sono in mezzo ai giganti, quello è l'albero di Natale di Cecchi Gori, e il bagno in cui entro è lo stesso che usa Cecchi Gori.

Aspetto questo incontro da un anno, da quando ho deciso di fare il film a cui sto lavorando, e avrei potuto provarci prima, ma non ero sicuro che il mio progetto fosse abbastanza solido da poter mirare così in alto con qualche speranza di essere preso in considerazione.

Per altri versi lo aspetto da 8 anni, da quando ho deciso di incontrarlo, stringergli la mano e dirgli quanto lo ammiravo, quando gli amici a cui l'avevo raccontato avevano riso di me perché era una cosa impossibile.

Ho immaginato questo momento per tanto tempo, soprattutto nelle 3 settimane che mi ci sono volute per avere questo incontro. Gli ho parlato tanto nei miei pensieri, ma ora che il momento è arrivato ho dimenticato tutto, e proprio io che non faccio altro che presentare il mio progetto per convincere bravi professionisti a seguirmi ora non trovo le parole.

Siamo alla fine di una giornata intensa per entrambi, lui ha appena terminato una riunione col suo management, è stanco, ma mi accoglie nel suo studio come se fossi un suo pari.

Mi stupisce l'umanità di questo ambiente, coi suoi collaboratori che lo trattano con un intimo rispetto, perché è il principale, ma è anche una persona per cui provano visibilmente affetto.
Ma più di tutti mi colpisce l'umanità con cui lui, che considero il più grande, tratta me, che non sono ancora nessuno, e io non mi sento più il professionista a capo di un progetto importante e molto ambizioso, ma un ragazzino profondamente inadeguato.

Inizio a presentargli il progetto con l'aiuto di Emilio, il responsabile del suo ufficio stampa, che capisce il mio imbarazzo e cerca di darmi una mano. Spiego al Presidente l'idea e quello che ho fatto finora.
Lui è alla mia destra, a sinistra ho il suo avvocato e di fronte Emilio.
Mi sembra di parlare lentamente e a vuoto, ma mentre sto ancora cercando di trovare le parole Cecchi Gori e il suo avvocato parlano tra loro di come possono aiutarmi, e questa umanità verso di me, che sono abituato a lottare anche per i gradini più bassi, mi manda ancora più nel pallone.

Nonostante la sua stanchezza, da questa persona traspare un carisma che non ho mai visto altrove, e se nelle altre mie esperienze mi sono imbattuto in burocrati il cui unico obbiettivo sembrava ritardare i miei progetti, lui sembra cercare il modo di aiutarmi, prima di qualche motivo valido per cui non farlo.

Non è d'accordo con me sul fare il film in inglese. E' un argomento che ho affrontato già con altri: gli italiani non condividono con me l'importanza di girare in inglese per aiutare la diffusione del film nel mondo, ma se i burocrati hanno solo il mio disprezzo per la loro ottusità, quello che dice un 3 volte premio Oscar ha un forte peso.

Gli dico che girandolo in inglese abbiamo l'appoggio di un distributore americano che può distribuire il film nel Mondo, e allora Cecchi Gori si infervora e inizia a dire I film si fanno in italiano e si sottotitolano in inglese, è così che si vincono gli Oscar! Gli Americani hanno 10 figure professionali per fare il lavoro di uno, e i finanziatori non possono mettere bocca, mentre io che ho sempre fatto produttore, executive producer eccetera... come per [nomina un film che non capisco] dovevano girare in una villa di specchi in una selva, e nessuno ha pensato che gli specchi riflettevano le telecamere! Allora lì a chiamare un'impresa per mettere le cose a posto. Oh, 2 milioni di dollari mi è costato quello scherzetto! Mi sono dovuto mettere io a rimboccarmi le maniche...
Lo ascolto parlare, in un attimo tutta la sua stanchezza passa, raccontando di film e decisioni che ha dovuto prendere, e io sono estasiato.
Quest'uomo che già ammiravo prima di incontrare, ha una carica e una passione che non mi aspettavo. Non è soltanto una persona con giuste intuizioni, che tratta i film come un prodotto da cui guadagnare: è uno che mette l'anima in quello che fa, mette in gioco se stesso. E' come sarò io da grande, e se riuscissi a convincerlo che valgo il suo tempo e potessi combinare le sue energie alle mie so che avrei una potenza di fuoco inimmaginabile persino per chi è in questo business da tanto tempo.

Alla fine del nostro incontro mi chiede la sceneggiatura, e mi dice che ci rivedremo.
La sua frase mi sembra molto più vera e carica di significato del solito Le faremo sapere del mondo dello spettacolo. Ha carisma, e dice più delle parole che usa:

Ci rivedremo. Un film non si fa in una riunione sola.

P.S.: Ringrazio il responsabile dell'ufficio stampa della Cecchi Gori Group, Emilio Sturla Furnò, senza il quale non sarei riuscito ad avere questo incontro.



12 dicembre 2008

CREATIVI CONTRO BUROCRATI: UNA BATTAGLIA IMPARI

Pensiero comune vuole che l’unico modo per entrare nel mondo dello spettacolo sia attraverso spintarelle.
È vero che ci sono aiuti istituzionali per sostenere economicamente i creativi, ma anche questi, a sentire molti addetti ai lavori, vengono dati quasi esclusivamente a raccomandati senza talento, ed è evidente quando si scopre alla fine di un brutto cortometraggio che ha ricevuto sostegni governativi.

Ma non credo che il sistema sia così marcio: c’è una spiegazione logica dietro.

Il regista o l’attore medio che tenta di trovare una strada per farsi conoscere è in linea di massima povero. Non ha un lavoro fisso, perché è sempre alla ricerca di qualcosa che gli dia l’occasione che cerca. Sbarca il lunario con lavoretti temporanei che gli permettono di pagare l’affitto, evita quasi tutte le cose superflue e non fa una gran vita. Dedica tutte le sue energie e ogni risicato soldino nel trasformare le sue idee in immagini, curando la qualità del suo lavoro, ma di solito non prende quasi in considerazione la promozione di quello che fa.

Poi ci sono quelli che hanno l’hobby: non rischiano tanto quanto i creativi, hanno spesso un lavoro ben pagato e tanto tempo libero. Fare un film per loro è molto più facile, perché non devono preoccuparsi dei soldi. I soldi permettono di fare il lavoro in poco tempo.
A differenza del creativo, che è in linea di massima insoddisfatto di quello che fa e spesso prova l’impulso di nasconderlo, loro ne vanno orgogliosi e vogliono che più gente possibile lo guardi, non rendendosi conto che spesso è ridicolo.
Inoltre, proprio perché hanno speso molte meno energie nela produzione del film, hanno molto più tempo ed energie da dedicare alla sua promozione.

Ecco perché spesso è premiata la mediocrità.

Uno dei pochi modi che il creativo ha di trovare il budget che gli serve è applicare a fondi istituzionali. Ma come si fa a decidere a chi dare i soldi e chi no?
Chi deve decidere è un burocrate, interessato prima di tutto alla giusta compilazione della domanda, che è un primo parametro per scremare le domande.
Un secondo parametro è il curriculum, e anche in questo caso l’hobbista può dimostrare di aver fatto più lavori e aver avuto più riscontro di pubblico, per esempio attraverso i festival.
Il creativo e la burocrazia sono nemici, e di solito rinuncia al primo tentativo, soprattutto indignato per la corruzione del sistema.
L’hobbista, invece, è un burocrate, sa come muoversi e accedere ai fondi, ed ecco che gli aiuti per i creativi si trasformano in aiuti per chi non ne avrebbe bisogno e produce lavori di scarso interesse creativo.

Quindi viviamo in un mondo schifoso e senza speranza?
No, biusogna solo trovare un modo per bucare il sistema.

Creativi, fare un film non è un progetto per solitari. Un film è un lavoro di squadra, ed essere arrabbiati col mondo non serve a niente.

Mettetevi insieme, aiutate gli altri a realizzare le loro idee e fatevi aiutare dagli altri, siate aperti a mettere in discussione le vostre idee: unite le forze e prendete il meglio da ognuno, perché in fondo il nostro obiettivo non è fare un film, ma che la gente lo guardi!